Prendo liberamente spunto da un post di Andrea Panatta, uno dei miei insegnanti che da anni seguo con grande gioia e interesse.
Siate allerta quando i vostri “maestri” vi parlano solo di luce senza menzionare l’ombra, vi stanno preparando per un disastro. Inseguire la luce senza integrare l’ombra equivale a costruire una casa senza fondamenta.
Ignorare l’ombra per elevarsi alla luce farà sì che presto o tardi ciò che viene ignorato torni a mostrarsi in tutta la sua drammatica evidenza, in fatti o azioni (quasi sempre distruttive) che ci sembreranno apparentemente casuali.
Diremo: non ero io quello, o non so com’è successo.
Infatti: non eri tu, era la tua ombra non riconosciuta, non integrata che ti ha preso e ti ha agito.
E l’ombra non se ne andrà semplicemente ignorandola (come qualcuno ingenuamente consiglia), anzi, nel far questo crescerà ancora di più, nutrendosi della vostra coscienza. Dovete armarvi di santa pazienza e strutturare una parte della vostra pratica per lavorarci su.
Noi bramiamo di restare nella luce e mantenere nascosta la nostra oscurità, vogliamo guardare verso i cieli e negare i tortuosi corridoi del nostro Sé interiore. Ma tutto il lavoro interiore inizia dal lavoro sull’ombra. L’ombra è il nostro guardiano della soglia, e non ci permetterà di oltrepassare i suoi confini fintanto che non l’avremo riconosciuta e integrata. Questo è il fondamento di ogni percorso evolutivo, spirituale o psicologico. Llewellyn Vaughan-Lee
Secondo Carl Jung, l’ombra rappresenta gli aspetti del nostro inconscio che rifiutiamo o ignoriamo. Sono quelle parti di noi che non accettiamo e che nascondiamo persino a noi stessi. L’ombra può includere desideri repressi, paure, traumi e ogni altra cosa che non si allinea con la nostra immagine cosciente di sé. Tuttavia, per quanto cerchiamo di evitarla, l’ombra rimane una parte di noi e influenza il nostro comportamento in modi sottili ma potenti.
Llewellyn Vaughan-Lee, nel suo libro “Catching the Thread”, sottolinea come ignorare l’ombra non solo ci priva di una parte fondamentale della nostra esperienza umana, ma ci espone anche a pericoli. Quando non riconosciamo e non integriamo la nostra ombra, essa agisce indipendentemente, spesso in modi che non comprendiamo e non possiamo controllare. Questo può manifestarsi in azioni distruttive o in schemi di comportamento che sembrano sabotare i nostri stessi obiettivi.
Un esempio concreto potrebbe essere quello di una persona che cerca disperatamente di essere sempre positiva e di evitare ogni conflitto. Questa persona potrebbe rifiutare di riconoscere la propria rabbia e frustrazione, spingendo questi sentimenti nell’ombra. Tuttavia, questa rabbia non scompare; piuttosto, cresce e si manifesta in modi inaspettati, come scoppi d’ira improvvisi o comportamenti passivo-aggressivi. Finché questa persona non riconosce e lavora sulla propria ombra, continuerà a essere vittima dei suoi stessi sentimenti repressi.
Per lavorare sull’ombra, è necessario un approccio consapevole e paziente. Questo include l’auto osservazione, la meditazione, le pratiche energetiche e corporee e, se necessario, il supporto di un buon terapeuta.
È un processo di esplorazione interiore che richiede coraggio, poiché ci costringe a confrontarci con parti di noi stessi che preferiremmo evitare. Tuttavia, è solo attraverso questo lavoro che possiamo raggiungere una vera integrazione e un equilibrio interiore.
In conclusione, mentre è naturale e comprensibile aspirare alla luce e alla positività, è essenziale ricordare che l’ombra fa parte del nostro essere. Ignorarla non la farà sparire; al contrario, la renderà di volta in volta più potente.
Riconoscere e integrare la nostra ombra non è solo un atto di autocompassione, ma un passo fondamentale verso la crescita personale e la vera realizzazione. Pertanto, la prossima volta che sentite qualcuno parlare solo di luce, ricordatevi dell’ombra.
È lì che inizia il vero lavoro.