Meno teorie, più pratica: un invito a scoprire chi siamo

Viviamo tempi di grande trasformazione. I segnali sono ovunque, basta guardarsi intorno: ciò che un tempo attirava folle immense, adesso si raccoglie in piccoli cerchi, in città dimenticate dal clamore. Non è una decadenza, ma un cambio di rotta. È il momento di abbandonare la teoria per immergersi nell’esperienza. Di praticare, senza sosta e con dedizione, ciò che nutre la nostra essenza.

Non fraintendetemi: il pensiero teorico ha la sua bellezza. Riflettere, capire, analizzare ci ha condotti a una certa consapevolezza. Ma non possiamo più fermarci lì. La mente satura di nozioni rischia di diventare un labirinto, un luogo dove si aggira senza fine il desiderio di comprendere, ma dove manca l’azione, il passo concreto che conduce alla verità.

Chi prima riempiva teatri ora sceglie spazi raccolti. Questo per me è un simbolo chiaro: le parole, da sole, non bastano più. È tempo di fare spazio alla pratica, al respiro, alla presenza. Di scoprire realmente chi siamo, non attraverso teorie, ma attraverso l’esperienza diretta, viva e reale del momento presente.

Una pratica semplice per coltivare la presenza.

Per chi sente l’urgenza di iniziare, propongo un esercizio semplice. Non serve nulla, solo voi stessi e il vostro respiro.

1. Scegliete un momento della giornata: che sia al mattino presto, quando tutto tace, o la sera, dopo le attività, trovate un momento in cui potete stare soli, senza distrazioni.

2. Sedetevi comodamente: trovate una posizione stabile, con la schiena dritta ma non rigida. Le mani possono riposare sulle ginocchia o sul grembo, come preferite.

3. Portate l’attenzione al respiro: non cercate di modificarlo. Lasciatelo scorrere naturale, così com’è. Inspirate e seguite l’aria che entra, espirate e seguite l’aria che esce. Se la mente si distrae – e lo farà – riportatela gentilmente al respiro, senza giudizio.

4. Sentite il corpo: dopo alcuni minuti di attenzione al respiro, portate la consapevolezza al corpo. Sentite i piedi che toccano il pavimento, il peso del corpo sulla sedia o sul cuscino. Ascoltate le sensazioni, senza etichettarle, solo osservandole.

5. Dedicate 10-15 minuti al giorno: all’inizio potrebbe sembrarvi poco o inutile, ma la costanza è la chiave. Giorno dopo giorno, questa pratica diventerà una bussola per orientarvi nel caos.

 

Pratica costante, vita trasformata.

La vera trasformazione non arriva dai grandi eventi, ma dalla fedeltà quotidiana a piccoli gesti. Questa pratica non vi darà risposte immediate, ma vi insegnerà a fare spazio dentro di voi, a lasciare che le risposte emergano naturalmente.

Il momento presente ci chiede di vivere ciò che siamo, non di analizzarlo. Di lasciare andare il superfluo, di scoprire la nostra verità attraverso il semplice atto di essere.

In un’epoca in cui cerchiamo risposte rapide e soluzioni istantanee, è bene ricordare che la vera trasformazione richiede pazienza, pratica e dedizione.

_______“La vita è un sogno, realizzalo.”

                      Paramahansa Yogananda_______

Un abbraccio dal mio Spazio Interiore,

Andrea.

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