Viviamo in una società che, a parole, onora la vita umana e difende la libertà dell’individuo. Ma se guardiamo più da vicino, la celebrazione sembra svuotata del suo vero significato. È come se fossimo circondati da una scenografia ben costruita: cartelli luminosi, slogan e promesse di benessere, mentre il nostro sguardo viene abilmente distolto da ciò che ci riguarda davvero. Parliamo dell’importanza della Vita, ma poi ci incastriamo in un’esistenza che la nega, raccontandoci la storia che il potere, il sesso e il denaro siano gli unici strumenti per riempire i nostri vuoti.
In questo modo, ci teniamo lontani dal contatto con la verità. La verità della vita, dell’impermanenza, e sì, anche della morte. Perché parlarne è come aprire una porta che ci spaventa: la porta verso la nostra finitudine, verso un’essenza così silenziosa che ci fa quasi paura. Ed è proprio per questo che preferiamo distrarci. Preferiamo rimanere aggrappati a ciò che crediamo stabile, a ciò che possiamo controllare o possedere, cercando di evitare quello spazio dentro di noi dove risiede una perfezione che spesso ci è sconosciuta.
Quante volte abbiamo sentito parlare del nostro immenso potenziale? Eppure, quante volte lo abbiamo percepito come reale? La sensazione prevalente, se siamo onesti, è di non meritarlo o di non poterlo davvero realizzare. E così, rimaniamo spettatori passivi della nostra esistenza, convinti che per migliorarci sia necessario partire da un presunto difetto, da un’idea di carenza che ci spinge a voler “aggiustare” qualcosa di rotto in noi.
Ma se capissimo che il nostro punto di partenza non è il difetto, ma la perfezione intrinseca della nostra essenza? Sembra quasi un paradosso, eppure è proprio la chiave di volta per cambiare la direzione. Invece di vivere come creature imperfette alla ricerca di un frammento di pace, potremmo riconoscere di essere già perfetti, in ogni nostro frammento. Non si tratta di negare i nostri limiti o le nostre sfide quotidiane, ma di comprendere che, al di sotto di essi, esiste una realtà incontaminata, una qualità intrinseca che attende solo di essere vista.
Accogliere questa verità può essere rivoluzionario. Quando non siamo più ossessionati dal voler colmare un vuoto inesistente, iniziamo a dirigerci verso la nostra vera essenza, un percorso che non è più animato dalla fretta di “aggiustarci,” ma dalla gioia di riconoscerci. Questo è l’auto-perfezionamento: non qualcosa di imposto dall’esterno, ma il frutto della consapevolezza.
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“Lo yoga vi permette di trovare un nuovo tipo di libertà che voi non sapevate persino esistesse.”
B.K.S.Iyengar
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È un cammino semplice e diretto. È fermarsi, ascoltare e lasciare che la mente si calmi, smettendo di essere sopraffatti dalle “nuvole” dei pensieri disordinati, per riconnetterci invece con quello spazio sereno, il “cielo” della nostra vera natura. La calma che ne nasce non è staticità, ma una vita che risplende in ogni dettaglio, che comprende l’impermanenza come il battito stesso dell’esistenza.
È tempo di sfuggire all’incantesimo della distrazione, e scegliere di osservare ciò che realmente siamo.
La nostra natura è già perfetta. Aprirci a questa possibilità non significa che non ci saranno più difficoltà, ma che le affronteremo non più come un ostacolo alla nostra perfezione, ma come parte integrante del percorso che siamo chiamati a vivere.
Un abbraccio dal mio Spazio Interiore.
Andrea