Ho iniziato a praticare lo Yoga nei primi anni del 2000. Agli inizi la mia pratica era sempre molto fisica, corporea, credevo che lo yoga fosse per lo più questo, dato che provenivo dal mondo dello Sport ed ero abituato a “usare” il mio corpo.
Diciamo spesso “vado a fare Yoga”, ma sarà giusto dire così?
Mi sembra di aver capito che, invece di essere un qualcosa da fare, in realtà lo Yoga è un qualcosa che accade.
Con questo intendo dire che possiamo utilizzare uno strumento che, se manovrato consapevolmente, ci insegna ad essere nella totalità in ciò che facciamo. Partendo da questo presupposto, e se si riflette un attimino, ci si rende allora conto che si può essere nello Yoga pulendo casa, e si può non essere nello Yoga facendo una pratica di posture e asana della tradizione.
Allora qual è la differenza, quando è che accade lo Yoga? Accade quando le azioni sono consapevoli, deliberate, coerenti e siamo totali in quello che stiamo facendo.
Lo Yoga accade ogni volta che siamo in connessione con il momento presente, in unione con la Grazia..
In altri casi sarà invece l’intensità della pratica stessa che ci farà sentire con più fermezza noi stessi e i nostri soggettivi limiti del corpo, portandoci così per via obbligata nel puro sentire.
Un piegamento in avanti da una posizione in piedi come “Uttanasana”, è in fin dei conti la stessa posizione sia che si riesca a portare le mani completamente a terra, sia che si possa arrivare soltanto alle ginocchia. La realtà in questo caso è che gli effetti sono più marcati e facilmente percepibili per chi riesce ad arrivare solamente alle ginocchia, anziché per chi ha già una totale flessibilità articolare ed elasticità muscolare.
Particolare vero?
La bella notizia è che tutto questo ha meravigliosamente un senso, perché questa attitudine facilita il principiante!
È cosa buona e giusta perché lo aiuta a “far accadere” lo Yoga, permette al novizio di entrare in contatto con la percezione della propria e soggettiva profondità, proprio per merito delle sue stesse tensioni.
La risultante, facilmente comprensibile da quanto esposto, sarà che per progredire nello Yoga è necessario spingersi costantemente e dolcemente oltre il limite, senza sforzo, con cura, onestà e rispetto. Questo è un ingrediente fondamentale per coltivare il nostro progresso nella pratica e nella costante crescita personale.
L’idea non è quella di saltare ciecamente oltre la propria zona di comfort, ma piuttosto quella di espanderla. Man mano che si continua nella pratica, essa si espanderà naturalmente, non solo nel corpo ma anche nella Vita. Si diviene immancabilmente meno reattivi, più centrati, si riesce a gestire meglio lo stress portato dalle situazioni esterne.
Espandere la zona di comfort significa poter entrare più intensamente nella posizione senza sentire dolore, significa essere connessi al proprio respiro e gustarsi appieno la posizione.
Inoltre, il limite soggettivo di una posizione è là per un buon motivo, esso può contenere emozioni non riconosciute, ricordi repressi o vecchi traumi da cui si sta ancora guarendo. Se si riesce a portare l’attenzione nella coscienza, esattamente a quel punto limite e a sentire spassionatamente cosa sta accadendo proprio lì, il corpo-mente potrà iniziare a elaborare ciò che tratteniamo e a scioglierlo progressivamente.
Possiamo respirare dentro questi spazi di blocco e lasciare che sia il respiro a compiere il lavoro di apertura del corpo, invece di forzare.
Entrare in contatto a livello corporeo con queste tensioni non richiede l’identificazione della sorgente del disagio, non ci interessa farlo, ma allo stesso tempo rimaniamo aperti ad eventuali intuizioni o comprensioni che possono favorire la nostra liberazione.
Quello che trasforma l’Essere è il riconoscimento consapevole di ciò che è bloccato. In primis mi devo rendere conto, dopodiché devo accettare senza giudizio il fatto che ci sia della tensione nel mio corpo (inteso come unità somatica, psichica ed emozionale) e, solo in seguito a questi passaggi fondamentali, posso finalmente agire per la risoluzione e definitiva integrazione pratica del problema.
Comprendere i limiti del proprio corpo dona una maggiore sensibilità al corpo stesso e ai suoi confini, ed è altresì utile in tante situazioni del vivere quotidiano. Questo te lo posso assicurare e mi permetto di dirlo perché non parlo solamente dello studio dello Yoga, ma di esperienze di vita vissute da me in prima persona.
Lo Yoga funziona esattamente in questo modo: le zone dove percepite maggiore resistenza sono in realtà quelle che diverranno gli spazi di Maggiore Liberazione. -RODNEY YEE-
Grazie e buona giornata anima bella.
Andrea