ORA TI RACCONTO

Quello che ti voglio raccontare oggi è il mio approccio nel lavoro con le persone, almeno ci voglio provare.

Come mai senti questa nota di indecisione? La senti perché il mio approccio non è mai uguale, cerco per lo più di essere intensamente presente durante le sessioni e, incontro dopo incontro, sviluppo un piano coerente di azione che si fonda sulle mie conoscenze tecniche, ma che si basa sempre e soprattutto sulle reali necessità che la persona mi comunica e quelle che vengono a galla lavorando insieme.

Perché parlo di rapporto? Perché proprio di un rapporto si tratta; calandosi nella relazione di cura, se non ci si ferma alle supposizioni, se non si instaura un rapporto gerarchico ma si rimane di pari livello, se non ci si riempie la bocca di nozioni convinti di “sapere cosa è giusto”, si arriva ad un qualcosa di più umano e più vicino al flusso della vita. Solo grazie a questi presupposti si crea una terza “cosa”, che è l’entità nascente dal rapporto e dall’apertura di ambedue i componenti all’interno del rapporto stesso. Questo approccio porta con naturalezza Guarigione; scrivo il termine con la maiuscola volutamente, perché qui non si sta parlando di sintomi ma di possibilità che sostengono i processi di ritorno al naturale equilibrio dell’essere umano.

Ora immagino che starai strabuzzando gli occhi, capisco che questa visione è strana in confronto a quella che viene definita normalità, ma ti posso assicurare che almeno per me è così, non per una mia convinzione, ma per aver visto più volte manifestazioni concrete di quello che ti sto dicendo.

Ogni volta che siamo in qualche modo a contatto con un’altra persona, e lei stessa vive una guarigione, una profonda comprensione di sé o una qualsiasi forma di scatto evolutivo, immediatamente quella stessa parte di te guarisce, evolve e si migliora. Questa cosa è bellissima e permette un leggero allentamento dei nostri confini, ci aiuta ad avere più fiducia nei processi naturali, accedendo a una vita maggiormente percepita e condivisa con tutti gli esseri.

Il futuro è andare verso la condivisione su tutti i livelli, proviamo a dire basta alla cieca e statica separazione, usiamo la manifesta dualità del Mondo per poter comprendere sempre più in profondità noi stessi e per protendere liberamente verso l’unità! Impegniamoci a farlo perché è l’universo che ce lo chiede!

Giusto per evitare incomprensioni in questo, affermo qui che a mio parere la dualità è la natura del Mondo in cui viviamo, tutto è duale, non credo nel “noi siamo uno” a prescindere, ma credo nel costante impegno e nel lavoro su di sé che ci permette di andare oltre questa dicotomia.

COSA MI PROPONGO

Nell’ambito che va dalla crescita personale allo Yoga, per capirci quello che in maniera molto confusa viene chiamato con il termine “mondo olistico”, sento e vedo sempre più la tendenza al magico, a vivere momenti di estasi, al forzare la fuoriuscita di materiale emotivo e così via..

Forse bisognerebbe ogni tanto fermarsi a ragionare su quanto tutto ciò abbia senso o meno.

Viviamo in una società impostata da moltissimi anni sull’arrivismo personale, sul fare cose sempre più sbalorditive per stupirci, per stupire, per sentirci vivi. Ti dico tutto questo a cuore aperto e sono allo stesso tempo felice del mio lato sportivo che ama le discipline adrenaliniche come il downhill e lo sci alpino, ma dal mio punto di vista non possiamo permettere che l’ambito lavorativo di cui mi occupo prenda questa piega. Se lo fa perde completamente il suo senso profondo e ci ritroveremo spinti da personaggi o dal nostro stesso ego nella solita direzione dello sforzo, della non accettazione di sé e all’emulazione di quello che ci viene propinato dal guru del momento o dalla disciplina che va per la maggiore. A cosa serve tutto questo? Rifletti e datti una risposta, la mia io già ce l’ho.

E allora dopo tutte queste parole cosa mi propongo nel lavoro con le persone? Cerco semplicemente di accompagnare i naturali e soggettivi processi che si attivano nelle sessioni e nei giorni successivi, non mi do una direzione rigida e specifica che non sia il rispettare al massimo la persona e la sua integrità, per costruire insieme reali presupposti su cui si possa poggiare una concreta trasmutazione delle soggettive qualità.

Per dirla con parole prese in prestito da un grande cantautore italiano, si lavora insieme per creare un “Centro di gravità permanente” in modo da poter vedere la vita con occhi diversi.

Buona giornata anima bella.

 

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